Credo nell’apprendimento e nella capacità di trasformazione del nostro cervello e del nostro corpo. Come l’argilla siamo tutte e tutti esseri plastici in grado di modificarci, evolvere, conoscere, sentire in modo differente e in differenti modi. Secondo me educare è un’oscillazione, un movimento continuo che, se non si placa, consente il passaggio e la condivisione delle esperienze emozionali con le mie ed i miei allievi.
Credo fermamente nell’apprendimento esperienziale e nel valore empatico della relazione. Quando sono in aula cerco di essere, anche se non sempre riesco, una mia allieva o un mio allievo provando a guardarmi con i suoi occhi. Credo molto nel pensiero divergente perché voglio vedere le Persone e le Cose da molti punti di vista e cerco di fare con le ragazze ed i ragazzi quello che è naturale fare con la Scultura: osservare da tutti i lati per capire come osservare ciò che sto osservando.
A volte mi viene in aiuto il caso, una domanda strana, una macchia su un quaderno, una battuta apparentemente inappropriata. Ecco un’occasione per ricominciare un dialogo, ecco l’esperienza di una ragazza o di un ragazzo che si fa strada e riplasma il discorso, ora illuminato di una luce nuova.
Credo che la creatività e l’insegnamento siano fondati sull’ascolto e sull’abbandono e che richiedano l’accettazione di una grande dose di rischio e fallimento per poter mantenere viva quella perenne oscillazione tra noi e l’altra o l’altro.